L'artista si trova nella stessa posizione del pensatore rivoluzionario, che si oppone all'opinione dei contemporanei e annuncia una nuova verità. (Konrad Fiedler )

giovedì 10 gennaio 2013

Il tempo è una probabilità



Siamo abituati a pensare al tempo in funzione di un passato, un presente e un futuro.
Collochiamo gli eventi trascorsi in un passato più o meno recente e allo stesso modo consideriamo un qualcosa non ancora accaduto appartenente ad un futuro più o meno prossimo.
Più difficile è immaginare esattamente il presente. Normalmente si considera presente qualcosa che stiamo facendo come un’azione o uno spostamento, ma in realtà è solo un’approssimazione.
Ora sto scrivendo questo articolo, ma le righe precedenti appartengono al mio passato, ogni lettera di ogni singola parola scivola nel passato appena battuta, mentre quella successiva è ancora sospesa in un futuro molto prossimo, probabile, ma reale solo nel momento esatto in cui digiterò il tasto sulla tastiera, ma appena la lettera comparirà sullo schermo rappresenterà già il mio passato.
Dunque ciò che ho scritto apparterrà al passato, il resto al futuro, ma il presente non troverà collocazione e questo perché il tempo non è diviso in tre scatole separate, ma è piuttosto un flusso, un onda che avanza.
Immaginiamo che io sia velocissimo a scrivere e che impieghi un secondo per digitare un tasto. Si potrebbe definire quel secondo come il mio presente, l’attimo di cui ho consapevolezza e coscienza, ma cosi non è perché il secondo non è l’unità misurabile di tempo più piccola, lo  Yoctosecondo, ad esempio, equivale ad un milionesimo di trilionesimo di secondo. Impossibile da immaginare eppure …
Torniamo al secondo che impiego per digitare un tasto, bene, il processore del portatile che sto utilizzando è un “Intel Celeron CPU B815 1,600GHz” in quel secondo può eseguire un miliardo e seicento milioni di operazioni e non è nemmeno il più veloce, se avessi avuto un portatile di 3Ghz ne avrebbe processate addirittura tre miliardi!
Questo ci porta al concetto che si ha del tempo, come unità di misura dello spostamento, ma se potessimo distintamente concepire ogni Yoctosecondo ecco che le possibilità d’azione racchiuse in quel secondo, in un tasto battuto sulla tastiera, apparirebbero quasi infinite.
Quindi ogni Yotosecondo trascorso apparterrà al nostro passato e considerando che non abbiamo la capacità di rallentare il tempo al punto da concepirli né consegue che non abbiamo la possibilità di coscienza del presente. Viceversa la coscienza apparirà come un acrobata sempre in bilico sul flusso, sull’onda temporale, sempre in equilibrio tra un passato su cui non può più intervenire e un futuro solo probabile.

La probabilità che un futuro si compia è condizionata da molteplici fattori in gran parte imprevedibili.
Ad esempio se decidessimo di sederci a tavolino con carta e penna per scrivere l’alfabeto e se ipotizzassimo di impiegarci un minuto questo sarebbe soltanto un futuro probabile di quel singolo minuto.
Potrebbe accadere che arrivati a metà squilli il cellulare o che un vicino suoni alla porta per chiederci dello zucchero. Se l’esperimento fosse di notte potrebbe andar via la luce in qualsiasi momento.
In tutti questi casi il futuro di quel singolo minuto potrebbe variare in un senso o nell’altro, quante probabilità ci saranno che un nostro conoscente ci cerchi al cellulare? Dipende dall’ora dell’esperimento, dalle persone presenti in rubrica e dal fatto di tenere il cellulare acceso.
La stessa cosa vale per il vicino che suona, le probabilità dipenderanno dal posto in cui viviamo, se è un condominio o una casa isolata, se è di giorno o di notte e cosi via.
Non potremo avere certezza di questo futuro fintanto che non avremo scritto la lettera “z” relegando allo stesso tempo l’esperimento nel nostro passato, ma fino a quel momento dovremo ragionare in termini di “probabilità”.
Ovviamente potremo cercare di aumentare la probabilità di impiegare  quel minuto scrivendo l’alfabeto spegnendo il cellulare, staccando il campanello di casa e scegliendo una giornata di sole, ma appunto, potremmo solo aumentare le probabilità senza averne la certezza assoluta. Un’impellente necessità fisiologica, un giramento di testa potrebbero vanificare ogni sforzo nel programmare quel singolo minuto.