Per un attimo dimenticate tutto quello che avete accanto. Dimenticate il computer, la televisione, i cellulari ed ogni altro artifizio tecnologico spacciato come surrogato della felicità.
Niente traffico impazzito che erutta veleno ad ogni angolo della città, nessun insegna selvaggia a deturpare la vista e nessun suono volgare a molestare l’udito.
Nessuno che getta con disprezzo rifiuti in terra o che vi passa accanto gridando parolacce al cellulare e soprattutto nessuna volgare esposizione di prodotti superflui in luccicanti vetrine.
Guardate questo straordinario dipinto di Jan Vermeer realizzato all’incirca nel 1660 (Veduta di Delft).
Ascoltate il vostro passo sulla terra che si scorge in basso, vicina alla riva.
Intorno delle persone che parlano olandese, una lingua a voi famigliare, vi fermate per fare conversazione.
Spaziate la vista e ammirate la bellezza delle acque calme del golfo. Più in la i monumenti della città eretti nei decenni precedenti.
Le mura, la porta di Schiedam con il suo orologio, la porta di Rodderdam con le sue due torri gemmelle ed infine il campanile della Nieuwe Kerk.
Mentre guardate questo spettacolo davanti a voi, dei bambini giocano correndo e una nave solitaria si staglia all’orizzonte diretta verso il porto.
Altre navi sono ormeggiate e marinai esperti lavorano alacremente per prendere il largo. Distinguete alcuni pescatori che conoscete e vi scambiate un saluto amichevole.
Questo è la mia personale visione di questo straordinario dipinto ad olio. Ciò che lo rende magico è l’aver fissato su tela una scheggia di passato che non potrà più esistere. Aver fissato per sempre un frammento di tempo unico e irripetibile.
La magia risiede in questa finestra rettangolare che rappresenta per noi una meravigliosa veduta sul nostro passato.
Porto di Delft, 1660, Olanda.
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