L'artista si trova nella stessa posizione del pensatore rivoluzionario, che si oppone all'opinione dei contemporanei e annuncia una nuova verità. (Konrad Fiedler )

giovedì 10 novembre 2011

09 - novembre - 2002


09 – Novembre – 2002

ERI
Ho dato del tu alle stelle, mentre le ruotavo in cielo scrivendo il tuo nome,
Ho respirato il nulla mentre vagavo felice nello spazio profondo,
Ho nutrito l’anima guardando i tuoi occhi,
Ho disegnato i nostri sogni su un ghiacciaio ai confini del mondo,

POI
Tutto quello che avevo si è tramutato in sabbia,
l’ho sentita calda scivolarmi tra le dita,
Inafferrabile,
Quasi immateriale, come ciò che avevo immaginato per “noi”,
con il vento che si alzava silenzioso alle mie spalle finendo il lavoro,
lasciandomi in mezzo al nulla con i pugni stretti innanzi a me,

ORA
Un ricordo sbiadito in una giornata nuvolosa,
Un sussulto in una notte di temporale,
Un lampo in una giornata di pioggia,
Un rumore di fondo che lentamente si spegne,

SONO
L’uomo che sorride spavaldo davanti alla tempesta,
colui che non china più la testa,
la schiena dritta, il viso alto e gli occhi pieni,
sono, e lo sono in ogni istante, 

Copyright 2011 © Marco Gunnella
© riproduzione riservata

mercoledì 12 ottobre 2011

- la paura -

- la paura -

La paura rende schiavi!
Combattetela
Scacciatela dalla mente.
Allontanatela dal cuore.
Siate liberi
Siatelo ora!

© riproduzione riservata
© Marco Gunnella

sabato 27 agosto 2011

nelle fibre di cellulosa

Quando prendo un libro come prima cosa ne sento il profumo.
Quel misto di carta e inchiostro, che da nuovo sa di bello e di pulito, mi regala sempre un sorriso.
Poi sfoglio velocemente per guardare la rilegatura, il tipo di carattere, la presenza di illustrazioni, il numero di pagine e il più delle volte mi spingo a leggere qua e la piccoli brani, piccoli frammenti, come piccoli assaggi di un enologo prima di bere un vino.
Sfogliando le pagine la mente si affollata di immagini, colori, suoni ed emozioni. Dipenderanno dalla bravura dello scrittore la qualità delle immagini, la nitidezza dei colori, la melodia dei suoni e la genuinità delle emozioni.
Una cosa che invece rimarrà immutata è la magia che tiene una storia confinata nei fogli di carta.
Personaggi che si muovono inconsapevolmente in un universo bidimensionale senza profondità in uno stato perenne di non conoscenza.
La loro storia potrà essere sospesa in ogni momento con la stessa facilità con cui premiamo il tasto pausa di un video registratore.
Allo stesso modo la si potrà mandare avanti fino alla fine o persino tornare indietro e ricominciare da capo. Tutto questo all’insaputa dei protagonisti.
Ci si muoverà liberamente nella loro linea temporale senza poterla modificare. A meno che non si riscriva a margine un nuovo testo, ma anche in questo caso non si saranno cambiati i destini dei protagonisti, ma creata una nuova linea temporale che scorrerà parallela alla precedente.
Le storie diverranno due. Accostate, simili, a volte identiche ma pur sempre divise. Affiancate, ma invisibili l’una rispetto all’altra.
Personaggi che non potranno percepire nessuno dei due mondi, il cui “Universo” percettivo rimarrà confinato in quei fogli di cellulosa.
Il tutto consumato nella non conoscienza, come detto, perché l’essere umano guarda con gli occhi ma vede con la mente. Inoltre la funzione cognitiva della corteccia cerebrale non si limita a ricevere le informazioni dalla retina, ma spesso le modifica, completa e interpreta.
Ad esempio un cane dietro un cancello verrà visualizzato “intero” e non a strisce.
Senza contare il fatto che l’occhio acquisisce informazioni parziali e frammentarie. Parziali perché ci sono spettri d’onda che non percepisce, come l’ultravioletto o l’infrarosso. Frammentarie perché la visione dell’occhio non è fluida, ma è resa tale dalla mente.
Si racconta che i primi nativi americani non videro le caravelle di Colombo avvicinarsi alla costa e non perché non fossero visibili, bensì perché guardarono con la mente e non poterono concepire di vedere qualcosa che non conoscevano.
Alla fine uno sciamano vide l’acqua comportarsi in modo anomalo e se ne chiese il perché, intuì che qualcosa interagiva con essa e solo a quel punto le navi comparvero all’orizzonte.
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martedì 16 agosto 2011

sedici nanosecondi

Un uomo, un rasoio e uno specchio.
Questi tre elementi suggeriscono alcune riflessioni.
Da un punto di vista psicologico guardare la propria immagine allo specchio durante la rasatura rappresenta un momento di autoanalisi. Uno dei motivi può essere la prolungata permanenza davanti alla propria immagine riflessa.
I cambiamenti a cui il viso è soggetto sono lenti. La mente umana non può processarli ed infatti ogni volta che ci si specchia viene registrata una nuova immagine di se. Ed è per questo che non ci si rende conto del tempo trascorso se non sulle lunghe distanze, quando i cambiamenti diventano evidenti.
A quel punto lo sguardo indugia sugli zigomi, sulla ruga, sulle borse sotto gli occhi, sul capello bianco, sull’imperfezione della pelle e cosi via.
Davanti alla propria immagine riflessa, l’uomo si interroga sulle incredibili circostanze che lo hanno portato esattamente in quel luogo e in quel tempo. Il termine però non è appropriato.
Infatti, l’immagine che si riflette da una distanza di due metri e mezzo appartiene ad un altro spazio temporale. Questo perché alla luce servono 16 nanosecondi per riflettere il viso e tornare indietro.
In realtà quello che osserviamo non è il presente, ma il passato. Siamo testimoni di un piccolo viaggio nel tempo inconsapevole.
Infatti, il viso ritratto non è il nostro nell’ora, ma come appariva 16 nanosecondi prima.
Chiedersi cosa accade in quel frammento temporale è comprensibile.
Per un tempo infinitesimale si è “al buio”.  Teoricamente, un osservatore esterno dotato di una super moviola, potrebbe vedere una persona morire continuando ad osservarne l’immagine riflessa allo specchio per altri 16 nanosecondi.
Questo ci dimostra che il tempo è estremamente relativo e soprattutto che la luce può tranquillamente viaggiare in uno spazio temporale diverso rispetto a quello di partenza.

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sabato 13 agosto 2011

Nutrir el cuerpo y el alma

Nutrir el cuerpo y el alma

Le stelle sono il mio tetto;
la terra il mio giaciglio;
dignità e onore le luci che illuminano il mio cammino;
la passione il fuoco che mi scalda;
la verità il mio nutrimento;
la forza delle idee il mio compagno di viaggio


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© Marco Gunnella

sabato 30 luglio 2011

La magia di una nuova giornata!


Canto Apache
Preghiera al Risveglio

Svegliati! Svegliati!
La terra ti sorride.
Svegliati, e sta' pronto
al giorno che comincia.
La madre della vita
ti sta chiamando,
ti saluta,
dunque svegliati,
non indugiare più.
Potente Sole,
dacci la luce
perchè ci guidi,
perchè ci aiuti.
Guarda come sorge,
guarda come la terra ne risplende,
e come gode lo spirito nel petto,
ascoltando la musica del Sole.
Svegliati! Svegliati!
La terra ti sorride.
Svegliati, e sta' pronto
al giorno che comincia.
La madre della vita
ti sta chiamando,
ti saluta,
e allora... forza,
Svegliati!
Prendo in prestito questa preghiera degli Apache per invitare tutti coloro che transitano in queste pagine a “svegliarsi” nel senso pieno e completo del termine.
L’atto del risveglio mattutino è spesso legato a doveri spiacevoli e per questo malvisto da molti.
Cosi non dovrebbe essere, in quanto il risveglio è una piccola rinascita, l’esplosione di una nuova giornata che porta con sé mille opportunità, esperienze e incontri.
Aprire gli occhi e vedere il giorno splendere, nella sua grandiosa essenza, è qualcosa di cui gioire e ringraziare, perché dietro quest’atto che noi consideriamo “normale” si cela una magia straordinaria.
Il sole con il suo calore e la sua luce, elementi essenziali per la nostra sopravvivenza, dovrebbe emozionarci ogni volta, perché siamo un tutt’uno con quel sole e con questa Terra.
 Un insieme complesso di molecole che viaggiano impazzite sfrecciando nel buio dell’universo.

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mercoledì 27 luglio 2011

La Cintura di Orione, una luce del "passato".

Avete mai guardato il cielo?
Se vi è capitato di farlo avrete sicuramente notato la costellazione di Orione e in particolare la sua cintura formata da tre stelle molto brillanti facilmente visibili ad occhio nudo.
Alnitak, Alnilam e Mintaka.
Rispettivamente distanti dalla terra 830, 1340 e 915 anni luce.
Ogni volta che mi capita di guardarle non posso trattenere ammirazione e stupore perché so di avere davanti una vera e propria magia.
La luce, per arrivare a noi, deve viaggiare. Molto.
Approssimativamente la sua velocità è di 300 mila chilometri al secondo
Alnilam, in particolare, la più lontana, arriva a noi dopo un viaggetto di 1340 anni luce.
Ciò che giunge a noi da cosi lontano è una luce proveniente dal passato.
Ciò che noi vediamo, ciò che noi osserviamo è Alnilam come era 1340 anni fa, un tempo spropositato che la mente umana non può processare.
Eppure arriva a noi nell’oggi e splende nell’oggi.
Pensate per un attimo alla fortuna che è toccata in sorte a noi esseri umani, cosi piccoli, cosi soli eppure cosi privilegiati davanti ad una magia di queste proporzioni.
La prossima volta che vi capita di guardare la Cintura d’Orione fermatevi un secondo. Godetevi quel raggio luminoso appartenente ad un era passata che ha solcato lo spazio fiero e splendete per centinaia d’anni.
Godete di quella luce, nutritevi di quello splendore è un frammento di passato unico e irripetibile che splende davanti alla nostra mente.   

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venerdì 22 luglio 2011

Una passeggiata nel 1660 - Veduta di Delft

Per un attimo dimenticate tutto quello che avete accanto. Dimenticate il computer, la televisione, i cellulari ed ogni altro artifizio tecnologico spacciato come surrogato della felicità.
Niente traffico impazzito che erutta veleno ad ogni angolo della città, nessun insegna selvaggia a deturpare la vista e nessun suono volgare a molestare l’udito.
Nessuno che getta con disprezzo rifiuti in terra o che vi passa accanto gridando parolacce al cellulare e soprattutto nessuna volgare esposizione di prodotti superflui in luccicanti vetrine.
Guardate questo straordinario dipinto di Jan Vermeer realizzato all’incirca nel 1660 (Veduta di Delft).
Ascoltate il vostro passo sulla terra che si scorge in basso, vicina alla riva.
Intorno delle persone che parlano olandese, una lingua a voi famigliare, vi fermate per fare conversazione.
Spaziate la vista e ammirate la bellezza delle acque calme del golfo. Più in la i monumenti della città eretti nei decenni precedenti.
Le mura, la porta di Schiedam con il suo orologio, la porta di Rodderdam con le sue due torri gemmelle ed infine il campanile della Nieuwe Kerk.
Mentre guardate questo spettacolo davanti a voi, dei bambini giocano correndo e una nave solitaria si staglia all’orizzonte diretta verso il porto.
Altre navi sono ormeggiate e marinai esperti lavorano alacremente per prendere il largo. Distinguete alcuni pescatori che conoscete e vi scambiate un saluto amichevole.
Questo è la mia personale visione di questo straordinario dipinto ad olio. Ciò che lo rende magico è l’aver fissato su tela una scheggia di passato che non potrà più esistere. Aver fissato per sempre un frammento di tempo unico e irripetibile.
La magia risiede in questa finestra rettangolare che rappresenta per noi una meravigliosa veduta sul nostro passato.
Porto di Delft, 1660, Olanda.
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lunedì 18 luglio 2011

io penso dunque "scrivo"



La scrittura è una magia che non può essere razionalmente spiegata.
Non possiamo imbrigliare la sua forza e la sua energia creativa in una nozione fallace e parziale. Non possiamo applicare un’etichetta a qualcosa che ha stravolto la storia con la forza dirompente di un boato proveniente dal ventre stesso della Terra.
Attraverso la scrittura i popoli di ogni latitudine hanno tramandato antiche paure, falsi dei e altrettanti falsi ideali, ma allo stesso tempo hanno tramandato arte, musica, letteratura e scienza.
La scrittura vissuta come staffetta tra ere differenti altrimenti sconosciute tra loro. Un pezzo del proprio essere consegnato all’umanità allo scopo di renderla più ricca più densa e più viva!
Potremmo dire tutto questo senza aver spiegato assolutamente nulla.

Potremmo scrivere con la penna, tracciando linee sulla carta che si tramutano in parole e frasi.
Potremmo scrivere con un computer, dando corpo ai pensieri sotto forma di byte digitali.
In entrambi i casi, attraverso la scrittura, modelliamo il nostro mondo, disegniamo la nostra realtà utilizzando una tavolozza realizzata con tutti i colori dettati dalle nostre esperienze e della nostra vita. Perché scrivere è vita.
Parola dopo parola, riga dopo riga e carattere dopo carattere animiamo i nostri sogni e quella parte in noi solitamente nascosta e schiva che ci osserva, il più delle volte, in disparte con sguardo stupito.

Io scrivo con la mente. Il mio sguardo è una finestra sul mondo, su milioni di colori, di note, di parole e di emozioni che viaggiano e si mischiano in un ballo armonioso da milioni di anni.
Io ascolto questo cantico di creazione in rispettoso silenzio. Scruto le sfumature di cui è composto, ascolto le melodie che lo accompagnano e me ne nutro, ogni giorno.

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